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DESTINI INCROCIATI

(4 recensioni dei clienti)

14,00

GIOVANNI OREFICE

COD: fen974 Categoria:

Renato Caccia, trasferitosi in Francia poco più che ventenne, è diventato docente di Economia politica presso l’Università di Nanterre. Sposato con Miral, francese di sangue arabo, da più di trent’anni e senza figli, abitano nel quartiere della Défense, alle porte di Parigi. Anche a causa della malattia della moglie, Renato non le è fedele. Le sue avventure sentimentali sono in genere senza importanza, durano poco e non lasciano strascichi. Fino al giorno in cui il destino farà scoprire a Miral uno dei tradimenti del marito e ciò la sconvolgerà a tal punto da innescare una serie di fatalità che costringeranno Renato a isolarsi nella vita privata e professionale, fino a un epilogo che neanche il destino stesso avrebbe saputo determinare.

Pag.108 – Isbn 978-88-68926-06-9

Copertina: Picasso, “Les Demoiselles d’Avignon”.

4 recensioni per DESTINI INCROCIATI

  1. Emira

    La prima cosa che colpisce del libro è la scorrevolezza della scrittura. Si legge tutto d’un fiato e con rammarico ci si accorge di essere arrivati già alla fine. Un centinaio di pagine in cui sono concentrate le storie di tre donne, le cui esistenze ruotano intorno a quella del protagonista: il professore Renato Caccia. Quest’ultimo, come l’autore del romanzo, ha una spiccata sensibilità femminile, da risultare un attrattore per tre donne dall’indole diversa, ma accomunate dagli stessi sentimenti di affetto, stima, riconoscenza verso quest’uomo, così determinante per i loro “destini incrociati”.

    L’abnegazione di Renato per la moglie, fino all’annullamento di se stesso, ha qualcosa di eroico che sfiora la santità. Altrettanto si può dire nei confronti della sua allieva prediletta, per la quale si prodiga fino a farle occupare un posto di prestigio nella comunità accademica. Anche l’amante, su ex alunna, ormai cinquantenne, occupa un posto importante nella sua vita ed è tutt’altro un passatempo sessuale, come potrebbe apparire dalle prime pagine del romanzo. Insomma, si fa fatica a pensare che questa storia l’abbia scritta un uomo con la sensibilità di una donna. Caso piuttosto raro in letteratura.

    La scrittura letteraria del testo è fuori discussione, ma a mano a mano che si procede nella lettura ci si accorge che potrebbe diventare un film. L’ambientazione futuristica e futurista del quartiere parigino della Défense sarebbe un ottima location, che il compianto Marco Ferreri avrebbe opportunamente valorizzato. Oggi, non saprei indicare nessun regista italiano adatto allo scopo, ma un cineasta francese potrebbe trarre spunto da questo romanzo per girare un buon film,

    A proposito di questo libro mi vengono in mente solo cose positive. Di sicuro ci sarà qualche neo, ma per quanto mi sforzi non me ne viene a mente nessuno. Va bene così.

    In conclusione, è una lettura che consiglio. Tanto agli adolescenti quanto a uomini e donne più maturi.

  2. Marco

    È un romanzo scritto come un film. Si inizia dalla fine per poi raccontare la storia dall’ inizio, intrecciando la vita del protagonista alle esistenze delle tre donne della sua vita, perlomeno quelle che hanno significato qualcosa per lui e i cui destini si sono incrociati indissolubilmente. Renato Caccia, professore di Economia politica all’università di Nanterre, ha avuto molto coraggio a lasciare in giovane età il suo paese natale, che non gli lasciava prospettive lavorative al suo livello. Questo coraggio, insieme alle sue competenze e ai sacrifici cui si è sottoposto, l’hanno ripagato con un posto di prestigio, grazie anche all’aiuto del suo mentore, il titolare di cattedra, che, per quanto lo stimi professionalmente, non condivide affatto le sue scelte sentimentali, in particolare quella di essersi legato a una donna malata, che lo rende infelice senza avergli dato neppure un figlio. Ma la scelta di Renato, solo apparentemente masochistica, ha ben altre motivazioni, che sfuggono al suo mentore, la cui vita, improntata al piacere e a un certo gusto per il “libertinaggio”, non può capire. Renato è legato al passato, più di quanto egli stesso voglia ammettere. Non è stato compreso come figlio ma ha tanta voglia di paternità e se la vive attraverso i suoi allievi, una in particolare, Nadine, un’algerina di seconda generazione, cui fa prendere quell’ascensore sociale che le sarebbe interdetto senza il suo appoggio. Prima l’aiuta a laurearsi, poi la fa diventare sua assistente fino alla cattedra di professore associato.Ma anche Amal, che gli da la vita sessuale che non può avere dalla moglie, è una sua ex alunna delle scuole superiori ormai cinquantenne, rincontrata anni dopo per caso su un social. La vita di Renato Caccia sembra più proiettata al passato che al futuro, ma non in senso nostalgico. Piuttosto vuole fare chiarezza sul disagio che si porta dentro da sempre e attraverso queste tre donne riesce a comprendere più cose di quanto sarebbe capace di fare da solo.

  3. Aurelio

    Renato Caccia, il protagonista di questa bella storia a più voci, è il paradigma di ciò che Mex Weber descrive nell’ “Etica protestante e spirito del capitalismo”.
    Lo riconosco. L’affermazione è piuttosto impegnativa per un romanzo breve che, di sicuro, non è stato scritto con questo intento, né per essere un saggio di sociologia. Dunque, richiede una spiegazione da parte mia. Capita spesso che chi scrive, consapevolmente o no, dietro la narrazione veicoli contenuti impegnativi. Nel caso di Destini incrociati il professore di Economia che tanto lavora per affermarsi professionalmente tra mille vicissitudini di carattere privato incarna bene l’uomo solo davanti a un dio che non gli dà alcun segno della sua presenza, della sua approvazione o disapprovazione. Sicché, soltanto la realizzazione del proprio progetto terreno può dargli qualche rassicurazione, o quantomeno sentore, di essere un predestinato alla grazia.
    Gli altri personaggi: la moglie malata, l’alieva povera ma intellettualmente dotata, la ex alunna, bella e disponibile sessualmente, sono solo mezzi attraverso cui accedere a quella grazia.

  4. Egle

    Il romanzo è uno spaccato di vita relazionale molto intenso. La figura del protagonista mi è sembrata, in un certo senso, molto bisognosa. È un uomo che, pur avendo molta determinazione nella carriera, è emotivamente molto provato, in un certo senso “debole”… travolto dalle sue stese scelte. Mi sarebbe piaciuto conoscere in modo più approfondito le sue emozioni, è come se vivesse le relazioni in modo passionale, ma più fisicamente che emotivamente.
    La storia è coinvolgente anche per gli intrecci delle varie storie e per l’evoluzione drammatica della relazione con la moglie, che rivela all’ uomo una verità personale a lui stesso nascosta.

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Giovanni Orefice, campano, si è laureato presso l’Università Federico II di Napoli orientando fin dalla tesi di laurea la propria ricerca verso l’editoria.
È docente di Economia aziendale alle superiori.
Ha collaborato con “Tutt’oggi” e “Prima pagina”, periodici casertani.
Ha pubblicato per il Centro grafico editoriale della Fondazione Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni, “Le nostre illustrazioni”, con prefazione di A. Abruzzese.
Tra i suoi autori preferiti Simenon, Sciascia, Calvino, Leopardi e Pasolini.

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