I racconti brevi dell’antologia sono in gran parte autobiografici. Rappresentano la storia di una comunità e di un territorio in un tempo apparentemente lontano, ma in realtà ancora vicino a noi. Gli anni ’50 e ’60, attraverso la povertà diffusa, l’emigrazione con lo straniamento conseguente, gli usi e costumi, le pratiche magiche e religiose e non solo, la scuola di una volta, sono in primo piano e avvolgono il lettore in un’atmosfera che oggi potrebbe sembrare irreale. La tensione emotiva, che si legge fra le righe, serve a far riflettere su come eravamo e come siamo oggi, immersi nella “società liquida dell’incertezza”, ricca di valori fittizi e povera di valori veri.
pag.126 – Isbn 978-88-68928-21-6
Copertina: Domenico Calderone
Domenico Calderone è nato a Ruvo del Monte (Pz).
Laureato in Lingue e Letterature straniere, ha affiancato, negli anni, ad un’intensa attività come interprete e traduttore dal tedesco e dall’inglese, quella di docente delle due lingue nella Scuola dell’obbligo, pubblica.
Da molti anni è recensore su giornali telematici ed ha collaborato con testate giornalistiche e riviste scolastiche nazionali.
Nel 2012 si è aggiudicato il 1° premio al “Concorso Letterario Regionale” della Basilicata, e nel 2013 gli è stato conferito il Premio speciale della Giuria.
Ha scritto e portato avanti, tra gli altri, un suo progetto didattico-linguistico di “Alfabetizzazione culturale in lingua italiana, ed Educazione alla cittadinanza, per ragazzi stranieri diversamente… etnici”, ad hoc per minorenni non accompagnati, provenienti da venti nazioni diverse dall’Africa all’Asia, presso l’Istituto comprensivo di San Fele (Pz).
Prof. D. Kesselgross –
“Per aspera ad astra”, titolo impegnativo perfettamente aderente alle storie raccontate, è un testo smart che, per la sua pregnanza educativa, andrebbe adottato non solo nelle scuole di ogni ordine e grado, ma anche in alto loco, ovvero nelle stanze del potere, dove l’educazione tout court è sempre più un optional. Finalmente qualcosa che si possa leggere anche in presenza della famiglia, senza la seduzione di certe oscenità, bandite nell’intero corpus narrativo.